Era un periodo in cui stavo spesso in casa chiuso… mia mamma era
stata per mesi in ospedale, un sacco di problemi di salute e alla
fine operata al cuore.
Stava meglio anche
se aveva sempre bisogno di un minimo di assistenza… quantificare
minimo e’ difficile ma e’ tua madre… per tutto quello che ha
sempre fatto per te qualsiasi cosa si può’ definire minimo.
Comunque ora che
stava meglio potevo uscire un po’ senza avere l’ansia che si
sentisse male da un momento all’altro. Aveva ripreso piano piano le
sue abitudini e poteva essere lasciata da sola per un pò.
Io ne approfittavo
per fare due passi… Il periodo della malattia, durato circa tre
anni tra un ricovero e l’altro e l’operazione finale era stato
decisamente impegnativo….. ogni tanto due passi cercando di
svuotare la mente erano fondamentali per non crollare
psicologicamente.
Quindi passeggiavo
sempre nel mio quartiere cosi da non essere troppo lontano da casa e
in caso di emergenza poter rientrare subito.
Sopra casa mia c’è
una bella salita che mette alla prova fiato e gambe ma, tagliando e
passando davanti ad un palazzo invece di girarci intorno si trova una
scala, una “ creusa” come la chiamiamo qui a Genova. La creusa
taglia un bel po’ di cammino ma e’ da gambe di genovese, abituato
alle infinite salite della città oppure da arrampicatore di
montagna.
La strada porta alla
zona dove c’è’ l’Università e li intorno all’edificio
univeritario si trova un bel parco con tanti alberi e con delle
panchine dove sedersi a respirare un po' d’aria buona pur essendo a
200 metri da una delle arterie principali del traffico della città.
Ci sono sempre ragazzi giovani che vanno e vengono oppure stanno
seduti sulle panchine o nei prati a leggere, studiare, ascoltare
musica…. Insomma un posto che rilassa e visto che in città ce ne
sono sempre pochi e questo è vicino a casa ci vado spesso.
Quindi per fare una
bella passeggiata vado li, tagliando sempre dalla scorciatoia del
palazzo.
Cammino piano piano
e mi godo la giornata di sole settembrino con la temperatura ancora
bella calda pur essendo in un quartiere della città dove spesso tira
un vento assurdo quando sento un urlo di donna che mi scuote dai miei
pensieri.
Arriva da dietro
l’angolo del palazzo… corro verso il punto da dove ho sentito
arrivare il suono e trovo una ragazza con due ragazzi intorno che la
tengono contro il muro del palazzo cercando di rubarle la borsa. Uno
la tiene ferma e l’altro cerca di strapparle la borsa che lei tiene
con forza.
Non esito un
momento. In passato ho fatto arti marziali per alcuni anni tra cui il
Krav Maga che e’ una sorta di metodo di autodifesa-attacco
sviluppato dal Mossad Israeliano… un metodo micidiale di attacco
per difesa.
Con un balzo da
dietro l’angolo del palazzo prendo quello di spalle alla
sprovvista.. era concentrato sul cercare di strapparle la borsa e da
dietro gli pianto gli indici delle mani negli occhi, fa un male cane
fidatevi.
Lui si gira mezzo
accecato e si prende due pugni in gola, esattamente un centimetro
sopra il pomo di Adamo, cosi non respiri molto bene per un paio di
minuti e per essere certo di metterlo fuori combattimento gli piazzo
anche un bel calcio nelle palle… Vi assicuro che nell’insieme dei
colpi per 10 minuti minimo non sai nemmeno chi sei… ma senza danni
permanenti.
L’altro aggressore
molla la ragazza e tira fuori un coltello puntandolo verso di me.
Io gli dico, vedendo
la sua mano tremare notevolmente, cosa che non è proprio da
criminali incalliti “ sei sicuro di quello che stai per fare? Non
ti vedo molto sicuro e io ti faro’ male, tanto male se non te vai”.
Lui sprezzante e
probabilmente pure fatto di qualche droga, fa un passo avanti e mi
ripunta il coltello agitandolo nell’aria… Se hai fatto un certo
tipo di arte marziale come il Krav Maga non pensi…. In un
miliardesimo di secondo agisci… Alla seconda sventolata di coltello
ad un metro dalla mia faccia mi levo la cintura dei jeans e gli tiro
una cinghiata sul braccio con la cintura dalla parte della fibia…
la cintura si arrotola intorno al braccio si autoblocca, lo tiro
verso di me e gli pianto un pugno sul naso cosi forte che mi sono
fatto male io…. Lui riesce a sfiorarmi il braccio con il coltello
ma ormai e’ sbilanciato verso di me e prende una seconda cartella
sul naso che lo stende…. Cade a terra, molla il coltello che
allontano con un calcio e il secondo calcio glielo pianto nei reni…
e cosi sono due i coglioni lunghi per terra con qualche problema a
rialzarsi.
Mi giro verso di lei
che ancora e’ immobilizzata dal terrore e mentre sto per parlare
lei mi guarda e con voce rotta dalla paura mi dice sbiancando in
volto : “Ti prego portami via da qui, sto per avere una crisi”
“ In che senso,
cosa ti senti? E dove vuoi che ti porti?” le chiesi controllando
che i due per terra un po' rantolanti non si rialzassero.
Lei si appoggiò al
muro del palazzo con movimenti lenti e mi disse : “ sto per avere
un attacco di panico, ti prego portami a casa”
“ Si ma dove
abiti?” le chiesi avvicinandomi.
“Abito qui dietro
l’angolo… ti prego andiamo non voglio stare male per strada.”
La presi
sorreggendola dolcemente per la vita e la portai davanti al portone
di casa.
“ Dammi le chiavi,
ci penso io” le dissi.
Entrammo nel
portone e la portai a casa. Tremava come una foglia al vento
autunnale e respirava a fatica.
So bene come puo’
farti stare un attacco di panico visto che ne ho avuti in passato e
so bene che hanno dei sintomi devastanti, sopratutto se non li
conosci bene… quando li hai “spesso” impari a gestirli per
quanto siano momenti terribili…. Si chiamano attacchi di panico
perché hanno gli stessi sintomi del panico…. Cuore che batte a 150
battiti al minuti, tremori, fiato corto, il corpo che si rifiuta
quasi di fare quello che il tuo cervello in piena esplosione gli
chiede di fare… come la paura, il terrore… uguale, stessi effetti
paralizzanti.
Entrammo in casa. Io
la sorreggevo sempre ma non sapevo dove andare non conoscendo la
casa.
Lei riesce a
dirigersi verso la sala.. “ Levati la giacca e mettiti un attimo
sul divano. Ti porto dell’acqua.. stai calma e respira piano,
dentro dal naso e fuori dalla bocca… arrivo subito”
Andai in cucina e le
portai dell’acqua fresca, lei la bevve ma continuò a tremare.
“Hai qualche
allergia alle medicine? Puoi prendere delle benzodiazepine perché ti
calmerebbero in pochi minuti.”
Io ne ho sempre una
boccetta nel borsello, purtroppo ne devo fare uso per problemi avuti
in passato che purtroppo ancora, senza avvertire, si ripresentano e
l’unica cosa che mi calma sono quelle.
Lei era bianca come
una morta, con un filo di voce mi disse “ no, non ho mai avuto
problemi con i medicinali, non ho allergie… non so cosa vuoi darmi
ma basta che mi faccia velocemente passare questa cosa ”
Le versai 10 gocce
di Valium nel bicchiere dell’acqua e le dissi di berlo.
“Ora che lo hai
bevuto ci vorranno circa 10 o 15 minuti prima di sentirne l’effetto,
tu cerca di stare calma e concentrati sul respiro”
“ ti giuro sto
impazzendo, non so cosa devo fare… non riesco quasi a respirare”
mi disse lei.
“ Lo so è una
brutta sensazione. La paura ti alza i battiti del cuore, ti sale
l’ansia e si blocca il diaframma.. i polmoni non riescono ad
espandersi ma stai tranquilla che non soffocherai.”
“cerca di
concentrarti su altro… vieni qui, facciamo una cosa che di solito
funziona. Abbracciami, stringimi forte e ascolta il mio respiro.
Respira insieme a me, come respiro io… Inspira dal naso, trattieni
il fiato per un secondo ed espira dalla bocca. Immagina di essere
un’onda del mare… inspira come arriva l’onda ed espira come
quando l’onda torna indietro verso il mare, visualizza nella mente
l’onda e seguila con il respiro”
Lei mi abbracciò e
strinse cosi forte che per poco soffocavo io…
“ stringimi ma non
cosi forte oppure soffoco e poi chi ti salva?”
Lei sorrise
debolmente, mollò leggermente la presa rimanendomi sempre attaccata
come se avesse paura che io svanissi nel nulla. Mormorò un grazie
quasi senza fiato… Le dissi di non parlare e di continuare a
respirare con calma.
Il Valium iniziò a
fare il suo effetto e lei piano piano si rilassò..
“sdraiati un
attimo sul divano” le dissi mollando con dolcezza l’abbraccio….
Lei quasi
terrorizzata dal mio “allontanarmi” mi disse “ ti prego
sdraiati con me, non andare via ora.. “
Ci sdraiammo sul
divano e la tenni stretta sul mio petto… piano piano si calmò e si
addormentò.
Rimanemmo cosi
abbracciati per un tempo che non saprei definire… forse pochi
minuti ma che sembrarono un’eternità.
Lei respirava
tranquilla ora ed emanava un profumo che mi faceva emozionare.
Avevo la sua testa,
i suoi capelli, a pochi centimetri dal naso e non potevo muovermi
altrimenti la svegliavo.. un profumo di pulito e di fiori di campo,
di bagnoschiuma, di crema per la pelle e di profumo della sua stessa
pelle… quei profumi che ti eccitano mezzo cervello e mezzo lo
rilassano, solo che le due sensazioni continuavano ad alternarsi
creandomi una situazione di meraviglioso disagio.
Non sapevo nemmeno
come si chiamasse…. Una situazione assurda… ero li, sdraiato con
addosso una decisamente bella creatura che non sapevo come si
chiamasse e che non conoscevo ma che si era fidata ed addormentata
sopra di me come se lo facesse da sempre… come se per lei fosse la
cosa piu’ normale del mondo…. E non e’ colpa del Valium perché
non stordisce ma rilassa e basta, credo che la situazione l’avesse
veramente messa alla prova, spaventata, stordita.
Rimanemmo li cosi
abbracciati fino a che la luce fuori si affievolì… iniziava ad
imbrunire e a fare fresco… la finestra era aperta e l’aria fresca
ed umida di fine settembre iniziava a farsi sentire.
Mi alzai piano piano
scivolando dal suo abbraccio e andai a chiudere la finestra… rimasi
a fissare fuori dai vetri ancora stordito da tutto quello che era
successo.
Stavo rivivendo
tutta la situazione perché era successa in modo talmente
inaspettato, improvviso e assurdo quando una voce quasi angelica mi
riportò alla realtà.
“ ma quanto ho
dormito?” mi chiese lei ancora con la voce di chi si è appena
ripresa da un sonno profondo.
“un paio d’ore
infatti non ho più’ l’uso del braccio su cui sei crollata… sto
cercando di far tornare il sangue a circolare” le dissi sorridendo.
“ Ma tu sei
rimasto qui, con me ?”
“ No, sono uscito
a fare due passi lasciandoti in coma sul divano ma poi sono tornato
sperando di trovarti ancora viva” le dissi ridendo. “ certo che
sono rimasto qui….. e dove dovevo andare, ero un po’ preoccupato
che tu stessi bene.”
“ comunque sarai
magra ma quando dormi pesi una tonnellata, non potevo muovermi e a
dire il vero anche se avessi potuto farlo non lo avrei fatto….
Stavo cosi bene, sangue che non circolava a parte”
Lei mi guardò con
un espressione tra lo stupito e l’incredulo.. Probabilmente non
sapeva cosa dirmi… era cosi imbarazzata… “ scusa per tutto
questo” mi disse con un mezzo sorriso.
“scusa di cosa?”
Senti, facciamo cosi…. Partiamo da dove non abbiamo potuto iniziare
perché è successo talmente tutto in fretta che non ci ha dato
tempo.
“ io sono
Riccardo, avrei preferito conoscerti in altra situazione ma felice di
averti incontrato nel momento sbagliato per te ma miracolosamente
buono per come e’ finita, passavo di li per caso sai?”
Lei sorrise, si mise
a sedere sul divano ancora un po' stordita. “ quei due bastardi
secondo me sono ancora li sotto a rantolare “ disse sorridendo.
“ io sono Misia”
“Misia? Ti giuro
che e’ la prima volta che sento questo nome” “ Che origine hai
?”
“ Mia mamma era
spagnola… il mio vero nome e’ Artemisia ma troppo complicato,
preferisco Misia e tutti mi chiamano cosi da sempre.”
“Cioè’ tu ti
chiami Artemisia?” “ Ma veramente??” le chiesi.
Lei quasi intimidita
mi rispose “ Si Artemisia…. Perché’ me lo chiedi con quel
tono?”
Io iniziai a ridere
come un matto… Lei cambio’ espressione quasi offesa…
“Scusa ti prego…
non prenderla male.. non rido per il tuo nome che e’ bellissimo…
ma tu sai cosa è l’Artemisia?”
Mi fisso’ come se
fossi un matto… “ è il mio nome e non ne so altro” mi rispose
confusa.
“ Ora capisco
tante cose del tuo effetto su di me. Aspetta che ti spiego la mia
risata di prima.”
“ Con l’artemisia
si fa l’assenzio che e’ una bevanda alcolica decisamente buona
che arriva dai tempi dei tempi e che se bevuta preparata nel modo
corretto e’ rilassante ma anche allucinogena” “Capisci perché
sono scoppiato a ridere prima? “ “ Perché probabilmente tu e
tutto questo intorno compreso il divano dove sei seduta ora sparirete
e io mi troverò seduto da qualche parte dove tutto questo non e’
mai esistito”
Lei si alzò dal
divano e mi venne incontro con uno sguardo negli occhi che non
riuscivo ad interpretare… uno di quelli sguardi da cui ti potresti
aspettare qualsiasi azione… Si avvicinò e mi piantò un bacio
sulle labbra di quelli che non ti dimentichi… “ secondo te questo
e’ un’allucinazione?” mi disse leggermente imbarazzata...a dire
la verità era leggermente arrossita.
Io la fissai in
quegli occhi di una dolcezza incredibile e le dissi “ Non ne sono
certo.. non e’ che se ne potrebbe avere un altra di quella prova?
Anche un po’ più’ intenso, solo per capire bene se è realtà o
fantasia da allucinogeno?”
Mi piazzò un bacio
in bocca che non lasciava dubbi… mi cedettero’ le ginocchia….
Finito di baciarmi appoggiò la fronte contro la mia e rimanemmo cosi
per un tempo indefinito…. Sempre quel maledetto profumo che mi
saliva nel naso e mi entrava nel cervello rallentandomi le sinapsi e
trasportando il mio sangue verso alcune parti periferiche, non credo
di dovere spiegare verso dove :-).
Ormai fuori era
buio… Ma noi eravamo ancora fermi li fronte contro fronte…. Il
tempo si era fermato… non intorno a noi ma dentro di noi. Io avrei
potuto passare tutto il resto della vita in quella posizione, con
quel profumo nel naso, con quegli occhi che mi scrutavano, che
sentivo entrare dentro di me…. Mi stava annusando come io annusavo
lei… mi stava esaminando come io esaminavo lei.
(... continua )
Il Lupo