Rimanemmo un po’ cosi, in silenzio. Ognuno assorto nei suoi pensieri che poi probabilmente erano pensieri convergenti sull’emozione che tutti e due stavamo provando.
Ero sempre in ginocchio davanti a lei, mi tirai su in piedi visto che non avevo più l’uso delle ginocchia dal tempo passato in quella posizione accovacciata.
“ Senti ora devo proprio andare, si è fatto tardi.”
Avevo avvisato casa che avrei fatto tardi ma non cosi tardi, pensai tra me e me.
Misia si alzò di scatto e corse davanti alla porta di casa… io la seguii con lo sguardo mentre mi infilavo la giacca e raccoglievo le mie cose.. Si parò davanti alla porta con la posizione che hanno i sergenti a Naja quando si parano davanti alle reclute. Braccia conserte, gambe larghe, petto in fuori.
Io scoppiai in una risata e le dissi “ e tu vorresti fermarmi con quella posa minacciosa?” “ guarda che ho fatto il militare e personaggi messi cosi ne ho visti un bel po' e non mi facevano paura all’epoca quando avevo 18 anni, figurati ora che ne ho qualcuno in più”.
Lei cercò di farsi seria “ dovrai passare sul mio corpo per uscire” e rise.
“Misia adesso basta, io sul tuo corpo se ci passo ci rimango per un paio di giorni… dai spostati e fammi uscire, devo andare via veramente.”
Non si spostò nemmeno di un millimetro. “ senti ti posso chiedere per favore di rimanere qui stanotte, con me?” mi disse a mezza voce.
Io stavo per aprire bocca per ripeterle quello detto prima e cioè che non avrei passato la notte con lei, anche se stavolta l’idea mi stava quasi facendo per cedere quando disse : “ Qui con me ma dormirai sul divano. Mi sentirei più sicura dopo quello che è successo oggi, il divano e’ comodo” mi disse con quel cazzo di sorriso e quegli occhi che tutte le volte che mi fissavano mi impantanavano dentro di loro come quando cammini nel bosco, nel muschio fresco di pioggia… le scarpe rimangono quasi assorbite dal muschio, è come se quel tappeto morbido ti trattenesse per un attimo, devi metterci più forza per fare i passi, per uscirne… beh i suoi occhi erano cosi… ti rallentavano, ti prendevano, ti rapivano.
“Misia fammi pensare un attimo come fare, io dovrei veramente andare via.”
“ Dovrei dare il cambio al mio collega.. Facciamo un lavoro un po' particolare. Io sono un programmatore informatico, mi occupo di elaborazione e verifica dati per una grande azienda internazionale. Sono a capo di una sezione un po' particolare, facciamo elaborazione di dati particolarmente sensibili e lo facciamo 24 ore su 24.. analizziamo i flussi dei dati dei vari paesi del mondo e come puoi immaginare ci sono parecchi fusi orari di cui tenere conto… inizi dalla Cina al mattino presto per fare il giro del mondo e passare negli Stati Uniti e più giù quando qui e’ notte fonda. Siamo un team ma io sono il coordinatore capo e non posso sparire senza avvisare, devo fare una telefonata, vedo se posso restare”.
“Fai pure Ricky “ mi disse come se le avessi detto che dovevo andare a fare le pulizie in un ufficio.
“Ma ti prego cerca di rimanere” mi disse seria questa volta.
Feci il numero sapendo già le bestemmie che mi sarei preso dall’altra parte del telefono… ero si il capo ma questo non voleva dire che potevo fare quello che volevo e sulle spalle degli altri.
Il telefono dall’altra parte fece due squilli e il collega risposte con il suo solito skazzo.
“ Ciao Moz, sono Lupo.. senti ho un problema e so già che mi maledirai ma dovrei rimanere fuori questa notte, devi occuparti tu del controllo dati.”
“ Ma che cazzo dici capo sono ore che sono qui, merda, porca puttana.” Un momento di silenzio che sapevo benissimo essere la formazione di un tornado di maledizioni.
“ Porca troia non ho più gli occhi a forza di stare qui davanti a sto merda di schermo, dove cazzo sei finito? Aspettavo il cambio un paio di ore fa… anche se sei il capo Rick non e’ che puoi fare il cazzo che vuoi chiaro?… Porco cazzo”. Lo lasciai sfogare, lo conoscevo da anni e sapevo il suo modo di fare.
“ Ok capo scusa… ma cazzo qui sai come funziona… non esco da 12 ore e manco quasi a pisciare posso andare. ”Gli risposi con la calma del caso. “ Ascolta Moz, sai bene che non ti chiederei una cosa del genere ma al momento non posso rientrare e quando domani lo farò parleremo e capirai che nonostante tutto sarà stata una mossa importante”.
Abbassai la voce, non volevo che Misia sentisse. “fidati di me Moz, domani ti spiego tutto ma ci saranno novità importanti tutte a nostro vantaggio.”
Dall’altra parte silenzio… Moz stava bestemmiando senza parlare.
“ provo a sentire se Tempesta ti può dare il cambio ok? Ma non prometto nulla… Ti mando un messaggio appena riesco a sentirla”
“ricevuto, ciao” . Questo era Moz, poche parole, un sacco di parolacce, sigaretta sempre in bocca ma era uno dei migliori dello staff, bastava sapere come prenderlo.
Chiamai Tempesta che chiaramente e molto elegantemente mi mando a quel paese ma accetto di dare il cambio a Moz… Ero salvo per un po’ ma Tempesta me la avrebbe fatta pagare, era ad una festa in un locale esclusivo ed erano mesi che voleva andarci…. Anche da lei bestemmie e parolacce ma il capo ero sempre io alla fine.
Mandai il messaggio a Moz e misi via il telefono un po’ provato.
“ Misia era sulla porta della cucina”. “ Lupo?” disse ridendo. “ Tu saresti Lupo? Quello con cui parlavi Moz e poi appare pure una che si chiama Tempesta? Ma chi siete i fantastici 3? Il quarto come si chiamerebbe di grazia” e rideva come una matta. Io misi su la mia espressione più seria e le dissi “ Il quarto esiste e si chiama Predator, ridi ridi “. “ e poi noi siamo Avengers non i fantastici 4”. Le dissi non riuscendo a trattenere un sorriso sornione.
Misia stava per farsela addosso dal ridere….. Lei rideva ma noi eravamo veramente una sorta di Avengers.
(Continua)
Il Lupo
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Il Lupo